| scusa sorellona ma ho modificato la prima parte
qui sotto invece c'è già la seconda e la terza parte
PARTE 2 L’ATTESA
Il piccolo grifone emise un rantolo di gradimento e si stiracchiò sulle ginocchia di Apollonius. - Sai che mi sono innamorato della creatura più bella mai vista prima sul mondo?- disse a Paulus nella speranza di ricevere una risposta. - frrrrrrrh….- l’unica risposta furono le fusa di Paulus. - Hai ragione…purtroppo è un essere-senza-ali…..ma io l’amo, lo sento…anche se può sembrare strano per me, dato che sono l’Angelo Sterminatore.- Apollonius si alzò dal letto e si diresse verso il finestrone della sua stanza, uscì fuori sul balcone e stette lì ad ammirare le stelle per molto tempo. Neanche lui riusciva a capire quello che stava provando in quel momento: una parte di lui gli stava sussurrando di andare all’appuntamento e una volta arrivato catturare tutte le creature-senza-ali ma un’altra parte del suo animo gli stava urlando di andare all’appuntamento con il fiore che Tooma gli aveva consigliato e darlo a quella ragazza. Ma tutti questi pensieri furono interrotti da un insistente bussare alla sua porta. “Ora non voglio vedere nessuno” pensò scocciato “se mi vogliono parlare entrino pure sono capaci ad aprire una porta da soli.” Tooma bussò alla porta ancora una volta, aspettò qualche minuto fuori nel corridoio poi, non ricevendo alcuna risposta, entrò nella stanza. - Scusa se entro così all’improvviso…ma tu non hai risposto.- disse Tooma con un certo imbarazzo. - Non ti preoccupare…ti avevo sentito ma non avevo voglia di venire….oggi il cielo è stupendo vero?- Apollonius alzò lo sguardo e si rimise a guardare le stelle e le costellazioni. - Qualcosa non va Apollonius?- domandò timidamente Tooma. - No…..perché ?- - E’ da questa sera, da quando siamo tornati che ti vedo pensieroso. E poi quella domanda sui fiori e….a proposito, ma a chi lo vuoi regalare? Non l’hai ancora dato a Othooa…- accennò Tooma vedendo il cofanetto in cui era stato posto il fiore. Apollonius non sapeva che cos’altro dire, non poteva certamente rivelare a Tooma che si era innamorato un essere-senza-ali, non poteva assolutamente parlarne con nessuno. - Stai tranquillo, sono solo un po’ stanco. Adesso vado a dormire. Buona notte.- disse frettolosamente Apollonius. - Va bene. …..Quasi dimenticavo: Othooa mi ha chiesto di domandarti se domani mattina la porterai con te per la caccia.- - Dille che va bene. - rispose Apollonius. Pochi minuti dopo, sotto le coperte mentre accarezzava Paulus, ricominciò a pensare a Celian e pensando a quell’incontro così strano ma così piacevole, si addormentò.
Nello stesso momento a palazzo Celian, distesa sul letto in camera sua, continuava a pensare all’incontro avuto quel pomeriggio. “Ma perché non mi ha catturato? Perché non ha attaccato il palazzo che era così vicino?” pensava e nel mentre tante altre domande affollavano la sua mente. - Mi raccomando: devi starle più vicino Scorpyus. Tua sorella prima o poi avrà dei guai seri se non la smette di allontanarsi così tanto.- diceva la regina a Scorpyus mentre questi si esercitava con l’arco nel cortiletto vicino alla sua camera. - Ho capito madre; la prossima volta che usciamo vedrò di non perderla di vista neanche un secondo.- e mentre diceva così la freccia che aveva appena scoccato si andò a conficcare dritta nel centro del bersaglio. - Ho solo il timore che vi possa accadere qualcosa di brutto. – disse dolcemente la regina. – Ricordati che domani sera c’è il ballo. Ora vai dentro, tuo padre ti voleva parlare.- - Subito.- detto questo ripose l’arco e le frecce nella loro custodia, si rinfrescò il viso e si diresse verso lo studio del padre.
La mattina seguente Apollonius si svegliò alle prime luci dell’alba con Paulus che gli leccava le guance. L’angelo si alzò dal letto, si avvicinò alla bacinella con l’acqua e si lavò in viso, poi prese la sua spada e si avviò verso l’uscita del palazzo di Atlandia. - Aspettami!!- gridò Othooa mentre volava velocemente dietro ad Apollonius. - Ah..scusami, me ne ero dimenticato.- - Non fa nulla.- I due angeli si diressero verso la Terra e furono seguiti da due bestie-mietitrici. Arrivati nella prima città che trovarono Apollonius ordinò alle bestie-mietitrici di cominciare a emettere il loro lugubre canto. Intanto anche Othooa iniziò a suonare e gli esseri-senza-ali, entrati come in coma, camminavano verso le bestie-mietitrici per poi farsi catturare. Apollonius ormai non riusciva più a sopportare quella scena che si ripeteva per lui ormai da diversi anni. La caccia durò tutta la mattina e poi anche metà pomeriggio, fino a quando un gruppo di ribelli, comandati dal loro re, attaccarono una delle bestie-mietitrici dall’alto dei tetti delle abitazioni. - Ritiriamoci immediatamente!!- ordinò Apollonius e subito Othooa e le bestie-mietitrici si diressero con lui verso Atlandia. Arrivati nella loro capitale Othooa e Apollonius si diressero subito verso la sala dell’Albero della Vita dove trovarono Tooma. - Andata bene la caccia oggi?- domandò l’angelo mentre si avvicinava a loro. - Splendidamente.- rispose Othooa. - Sì, fino a quando non sono arrivati i ribelli per attaccarci.- disse sarcastico Apollonius. - Non dire così; dopotutto abbiamo preso abbastanza creature-senza-ali da non preoccuparci più del prana per diversi giorni.- ribatté Othooa. Apollonius non rispose ma si diresse verso la sua stanza.
Intanto al palazzo reale, il re stava dando nuovi ordini ai suoi soldati su come contrastare i ripetuti attacchi degli angeli delle tenebre. - Dobbiamo mettere un paio di reti su questi tetti. Molto probabilmente la prossima volta che attaccheranno verranno in questa zona, visto che è l’unica rimasta a essere abitata. In questo modo forse riusciremo a prendere uno di quei esseri.- Questo fu quanto ordinato dal re. Un paio di generali che erano al fondo del tavolo s’inchinarono e uscirono dalla grande stanza. Il re si avvicinò a Scorpyus: - Mi dispiace, ma da oggi in poi potrete uscire con una scorta scelta da me. Gli attacchi si stanno moltiplicando.- - Va bene padre.- - Senti, vai a prepararti per il tuo primo ballo. Forse oggi potrai trovare la principessa adatta a te. Mi raccomando, devi metterti l’abito migliore figliolo.- - Dite seriamente padre? Potrò partecipare al ballo di stasera?!!??!- - Certamente. Ormai hai 18 anni è bene che tu inizi a conoscere il mondo.- - Ma Celian rimarrà sola.- - Non ti preoccupare. Con lei parlerò io. - - Grazie ancora.- Detto questo il principe Scorpyus si diresse verso le sue stanze per prepararsi, come aveva detto suo padre. Celian, da dietro una porta aveva sentito tutto e, non appena suo fratello entrò in camera sua, entrò nello studio di suo padre: - Se vuoi papà, io starò in camera. Non sono più una bambina, ho 17 anni e il prossimo anno avrò anche io il mio primo ballo. Non scomodare la balia…è vecchia e fa fatica.- -Oh, Celian, non ti avevo sentita. Ma non è che ti sentirai poi sola?- - Non ti preoccupare papà, so badare a me stessa…..Ho anche sentito che oggi non siete riusciti a fermare quelle bestiacce…..mi dispiace.- - Il problema è che arriviamo troppo tardi e abbiamo pochi uomini che possano contrastare il potere di quei mostri.- -Allora non appena potrò condurrò un esercito contro quei dannatissimi mostri e li sconfiggerò una volta per tutte.- - Hai coraggio bambina mia. Ma ora andiamo, la cena è pronta e dopo ci sarà il ballo.- - Va bene.-
PARTE 3 IL GRANDE BALLO
Ad Atlandia Othooa aspettava il sorgere della luna sotto l’Albero della Vita e con lei c’era Tooma. - Sono preoccupato per Apollonius, mi sembra strano.- affermò Tooma. - Hai ragione: oggi durante la caccia è stato fermo, a contemplare i fatti come se fosse un semplice spettatore e non il carnefice. Di solito invece scende anche lui nella battaglia.- detto questo, Othooa distese le braccia e cominciò a suonare per Tooma. Nella sua stanza Apollonius prese Paulus ormai addormentato e lo posò sul letto: - Fai il bravo mentre sono fuori.- si raccomandò con il cucciolo. Sorrise. Non aveva mai fatto nulla di simile prima d’ora. L’angelo si avvicinò al comodino vicino al letto e prese il cofanetto di cristallo contenente la rosa ancora fresca, come appena raccolta. Aprì la finestra e volò via, verso il regno di Celian.
Finalmente gli ultimi ospiti erano arrivati: il re Ares De Alisia, sua moglie, la regina Akira, e il principe Scorpyus erano al centro del lungo e lussuoso corridoio addobbato con fiori freschi e lampadari di cristallo ad accogliere gli ospiti. Il re, dall’aspetto autorevole ma che ispirava sicurezza, teneva il braccio alla moglie, una donna snella con i capelli biondi lunghi e gli occhi verdi come smeraldi, e di fianco stava il principe, alto, con i capelli neri come il padre, gli occhi azzurri. Tutti dicevano che con il suo fascino e la sua bellezza avrebbe trovato presto una principessa degna di essere sua moglie. Il ballo di quella sera sembrava aver risvegliato tutta la nobiltà del regno: erano presenti conti e contesse, duchi e duchesse, principi e principesse e tutti erano accompagnati dai loro figli e figlie. Gli abiti erano divini, tanto era la delicatezza e la finezza dei decori, la lucentezza delle stoffe e il luccichio dei gioielli che erano stati indossati per risaltare ancora di più la bellezza di quei capolavori di sartoria. Tutti sapevano che quegli abiti provenivano dalla famosa sartoria di Pendragon, una famiglia di elfi che ormai da generazioni si era stabilita nel regno. Quando gli ospiti furono finalmente tutti riuniti nella grande sala da ballo il re e la sua famiglia entrarono. - Il re Ares, la regina Akira e il principe Scorpyus.- annunciò il ciambellano. Appena entrati nella sala tutti i presenti s’inchinarono poi il re e la sua famiglia andarono verso i troni. Il re rimase in piedi, si avvicinò agli ospiti. - Si comincino le danze.- annunciò il re e subito un’orchestra iniziò a suonare un valzer. Il principe iniziò a ballare con la figlia di un duca poi cambiò dama diverse volte, ma alla fine incontrò Najica, una contessina. La ragazza aveva i capelli castani e gli occhi verdi, snella e con un bel color rosa pallido della pelle, tanto che assomigliava molto ad una divinità greca. - Vorrei avervi incontrata prima, milady.- sussurrò il principe all’orecchio della ragazza, che subito arrossì. - Mi lusinga dicendo così, sua Altezza.- disse Najica con un filo di voce e tenendo gli occhi bassi per l’imbarazzo. - Spero di incontrarvi di nuovo.- riprese il principe. - Lo vorrei anch’io. – continuò la ragazza. Poi i ragazzi ripresero a ballare e ogni minuto che passava ci mettevano più entusiasmo di prima. Oramai erano gli unici che ballavano al centro della grande sala e tutti gli ospiti li stavano guardando affascinati, tanto era la leggerezza e l’eleganza dei loro movimenti. Nella sua camera al piano superiore, Celian sentiva l’orchestra suonare e le voci della servitù che passava nei corridoi portando calici pieni di vino o altre bevande prelibate per gli ospiti. La principessa scese dal letto, indossò un semplice abito azzurro e si spazzolò i lunghi capelli. Era molto ansiosa e non vedeva l’ora di incontrare nuovamente l’angelo che aveva incontrato un paio di giorni prima alla spiaggia. Finito di sistemarsi, Celian aprì la finestra e uscì sull’ampio balcone: le luci della festa rischiaravano i giardini che circondavano il palazzo che erano stati sistemati in occasione di quell’evento così importante. Si poteva vedere a malapena qualche stella tanto era luce: - Meglio così…- disse Celian a sé stessa – almeno le guardie non riusciranno a vedere il mio ospite.- Improvvisamente dietro di lei, in un angolo del balcone vicino a una siepe presente sul balcone, apparve l’angelo che tanto aspettava la principessa. - Finalmente sei arrivato.- disse Celian piuttosto fredda. - Ho avuto qualche problema.- rispose Apollonius sistemandosi la toga e i capelli. I due si avvicinarono e quando furono l’uno davanti all’altra si guardarono negli occhi: mai nel cosmo ci fu uno sguardo così intenso e carico si sentimenti contrastanti. - Sediamoci qui - disse Celian indicando un paio di sedie poste sul balcone ben nascoste da un’anta - qui possiamo parlare senza essere disturbati.- - Va bene. – annuì l’angelo – Prego siediti prima tu. – e dicendo così porse la sedia alla ragazza. Non appena si sedettero il silenzio calò nuovamente tra i due. Poi Celian abbassò il viso e quando lo rialzo disse: - Non stare così teso, qui non verrà nessuno visto che ho chiuso la porta a chiave.- - Non è che mi preoccupi molto stare qui… è che…..- Apollonius si bloccò; non riusciva proprio a parlare. - Allora che cosa è che ti preoccupa così tanto?- - Non ho mai infranto una delle nostre leggi, che per noi sono sacre, e ora mi trovo qui, sulla Terra, a parlare con una creatura-senza-ali, un mio nemico…in teoria…- - Ma io, che cosa ti ho fatto per essere tua nemica?- domandò Celian con molta tranquillità. - Non lo so. - rispose lui. - Allora perché c’è una guerra tra di noi? Oggi ho sentito mio padre che parlava e ha detto che avete fatto molti prigionieri, tanto che ormai l’area 15 a Sud è ormai disabitata.- mentre diceva queste parole alcune lacrime cominciarono a scendere dai sui occhi. - Io sono l’Angelo che ha il compito di catturarvi per il prana e di portarvi nel mio mondo, ma non è un bel compito…. Sono stanco di vedere tante creature soffrire e impaurirsi terribilmente non appena mi vedono. Io non sono cattivo e neanche i miei compagni.- - Non esiste una soluzione?! Accidenti… vogliamo solo vivere in pace.- disse Celian piangendo e con un filo di voce. - Io non conosco alcuna soluzione se non quella di un patto tra noi e voi.- Apollonius si alzò e vedendo che Celian stava piangendo le si avvicinò. - Perché dai tuoi occhi esce dell’acqua?- domandò ingenuamente l’angelo. - Sono lacrime….- disse stizzita Celian asciugandosi gli occhi – …Tu non hai mai pianto?- - No. Non conosco questo sentimento.- - Allora come fate a capire quando siete tristi voi angeli???!!!- - Noi non siamo mai tristi.- Non appena finì di pronunciare queste parole Apollonius prese tra le sue mani il viso di Celian e con una sua mano le tolse le ultime lacrime che stavano uscendo dagli occhi. Non appena le lacrime di Celian toccarono le mani di Apollonius, si trasformarono in bellissimi fiori bianchi che subito furono sistemati tra i capelli della principessa. - Ora capisco perché non vuoi più essere considerato crudele da noi.- constatò Celian. Apollonius estrasse dalla tasca della toga il cofanetto di cristallo e lo diede a Celian. - Se vuoi che il fiore non muoia non aprire mai il cofanetto. Per sentire il suo profumo basta avvicinarsi e lo sentirai….sempre.- - Grazie, è un fiore stupendo.- - Ora devo andare. Forse così nessuno si accorgerà di nulla.- - Promettimi che ci incontreremo ancora.- disse Celian. - Te lo prometto.- e subito l’angelo sparì.
Al piano di sotto il principe Scorpyus aveva appena chiesto ai genitori di Najica di permettere alla figlia di ritornare al palazzo e questi avevano accettato volentieri, mentre la loro figlia stringeva teneramente la mano del principe. - Forse ha trovato la ragazza giusta.- disse il re a sua moglie. - Proprio come tu hai fatto con me: abbiamo ballato tutta la sera e alla fine ti ho convito a chiedere ai miei genitori di lasciarmi venire di nuovo qui.- sussurrò la regina dolcemente. - Non fosse stato per te non lo avrei mai fatto ma tu eri riuscita a convincermi.- - Ora sei tu che convinci me. – - Ma in fondo non è cambiato nulla, cara.- - Hai ragione, tesoro. Ora è meglio la sciare il ragazzo da solo.- - Sì, è meglio che anche lui cominci a fare il principe.-
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